Da tempo la Giunta Regionale del Veneto ha approvato il Modello Strutturale degli Acquedotti del Veneto (Mosav), previsto dall’art. 14 della L.R. 5/1998. Si tratta della pianificazione e gestione unitaria unitaria degli acquedotti, che definisce le principali strutture acquedottistiche necessarie al fine di assicurare il corretto approvvigionamento idropotabile nell’intero territorio regionale.
Gli obiettivi: L’ efficientamento del sistema ed economie di scala nella gestione della preziosa risorsa idrica
Il Modello Strutturale si prefigge innanzitutto la rimozione degli inconvenienti causati dall’eccessiva frammentazione delle strutture acquedottistiche attuali, prevedendo l’accorpamento dei piccoli e medi acquedotti, con consistenti effetti di economia di scala e di risorsa, nonché di funzionalità.
Altro obiettivo fondamentale perseguito è quello dell’interconnessione delle grandi e medie condotte di adduzione esistenti. Il sistema acquedottistico del Veneto diventerà così di tipo reticolare, migliorando sensibilmente l’affidabilità del servizio. Tramite gli interventi di accorpamento e gestione unitaria si potranno ridurre le attuali fonti di approvvigionamento con un risparmio non inferiore al 15% rispetto alle risorse idropotabili ora impegnate.
Tre grandi schemi idrici interconnessi
Il Modello Strutturale individua nello specifico la realizzazione di tre grandi schemi idrici tra loro interconnessi, di interesse regionale: lo Schema Acquedottistico del Veneto Centrale (Savec), il segmento ‘Acquedotto del Garda’, il segmento ‘Acquedotto Pedemontano’.
Lo Schema Acquedottistico del Veneto centrale è il più esteso e percorre una vasta area interna alle Province di Venezia, Padova, Rovigo e Vicenza, servendo un bacino di circa 600.000 abitanti che attualmente si approvvigionano di acqua dal Po’ e dall’Adige mediante le molte centrali di potabilizzazione, con costi elevati e con qualità dell’acqua distribuita relativamente bassa. Lo Schema Acquedottistico del Veneto Centrale prevede l’interconnessione degli acquedotti esistenti con attingimento d’acqua principalmente dalle falde del medio corso del Brenta, e in misura minoritaria e di completamento dalle acque superficiali del Sile e dalle acque superficiali dell’Adige e del Po, immettendole in un unico sistema di condotte ottimizzando l’utilizzo della risorsa, massimizzando la produzione e rendendola più economica e di migliore qualità. Lo Schema pertanto, oltre a prevedere il prelievo principale della risorsa idrica lungo le falde del Medio corso del Brenta, prevede comunque di utilizzare quattro delle principali centrali di potabilizzazione esistenti sui fiumi Adige e Po (Boara Polesine, Badia Polesine e Cavarzere dall’Adige, Corbola dal Po) per una fornitura di completamento. Mediante tale Schema, la portata necessaria alla zona del Polesine verrà quindi fornita principalmente razionalizzando i prelievi dalla falda del Medio Brenta.
Lo stato dell’arte
Attualmente la realizzazione del Modello Strutturale degli Acquedotti (Mosav), è circoscritta alle opere dello Schema Acquedottistico del Veneto Centrale (Savec), per le quali è incaricata la Società regionale Veneto Acque S.p.A., con la quale la Regione Veneto ha in essere apposita convenzione.
Allo stato attuale è stato realizzato il primo anello di condotte interprovinciali che lo costituiscono (fatta eccezione per i tratti Mestre – Gazzera – Cà Solaro – Tonchetto) e l’adduttrice principale tra Carmignano di Brenta e Cadoneghe. Tale primo anello comprende quattro grandi adduttrici interprovinciali tra Mestre – Padova; Padova – Cavarzere; Cavarzere – Chioggia e Venezia – Chioggia. Per quanto riguarda le opere di prelievo dalle falde del Medio Brenta, consistenti nella realizzazione di un campo pozzi e di un serbatoio di compenso nei pressi del Bacino “Giaretta” in località Camazzole di Carmignano di Brenta, è concluso il primo lotto concernente la realizzazione dei pozzi, mentre è in corso di esecuzione il secondo lotto concernente il serbatoio di regolazione.
L’iter previsto dal procedimento di Via
La progettazione delle opere di prelievo ha seguito l’iter previsto relativamente al procedimento di Valutazione di Impatto Ambientale, e sono stati valutati gli impatti sugli habitat mediante la Valutazione di Incidenza Ambientale. La Commissione regionale VIA ha dettato specifiche prescrizioni in proposito, che sono osservate dalla Società Veneto Acque S.p.A. nell’esecuzione delle opere. La realizzazione delle opere di captazione è stata inoltre sostenuta da apposito Accordo di Programma per la tutela delle risorse idriche superficiali e sotterranee del Fiume Brenta, sottoscritto tra la Regione del Veneto, i Comuni interessati, e gli Enti ed Amministrazioni competenti in materia di risorse idriche nell’area di Carmignano di Brenta. Con l’entrata in funzione del primo anello, Veneto Acque S.p.A., che diventa “coordinatore della gestione”, per generare le previste economie e razionalizzazione delle risorsa idrica, è quindi in grado di fornire acqua potabile ai gestori del servizio idrico integrato destinatari della risorsa, dietro pagamento dei dovuti corrispettivi tariffari. A tale proposito sono in corso di definizione le specifiche convenzioni con i gestori del servizio idrico integrato per l’erogazione delle portate necessarie.
Gli sviluppo strategici del Mosav a tutela della salute pubblica
Come noto vaste aree del territorio regionale hanno subìto situazioni di emergenza idrica, alcune nel passato anche recente, connesse a fenomeni di inquinamento dei Fiumi Adige e Po, dovute a sversamento di inquinanti in aree extra regionali o a risalite del cuneo salino dalla foce nei periodi siccitosi caratterizzati da basse portate fluviali.Un’altra emergenza è tuttora in corso, come la contaminazione da sostanze perfluoro – alchiliche (PFAS) delle acque superficiali e sotterranee che interessa una vasta area delle Province di Vicenza, Padova e Verona.In riferimento a queste problematiche, l’attivazione della rete del Mosav – Savec rappresenta sicuramente una concreta e definitiva soluzione che risolverebbe i problemi di approvvigionamento nelle reti acquedottistiche locali. L’acqua proveniente da fonti alternative, tra cui le falde freatiche del Medio Brenta, area dove la qualità della risorsa idrica è ottima e in quantità sovrabbondanti rispetto ai prelievi attuati, verrebbe infatti fornita direttamente alle reti dei Gestori, diminuendo fortemente la necessità di prelievi locali da acque superficiali o sotterranee. Al di là della già prevista connessione con gli acquedotti del Polesine e della Bassa Padovana, l’estensione della rete del Mosav – Savec anche verso le aree occidentali del Vicentino e del Padovano consentirà di far fronte efficacemente ai fenomeni di contaminazione da composti PFAS, permettendo oltre che di garantire la qualità della risorsa, anche di abbattere i costi di potabilizzazione a cui ora sono costretti i Gestori locali, con l’installazione ed il frequente ricambio di appositi filtri per la rimozione di tali composti.
Schema acquedottistico del Veneto Centrale realizzato.