“Il tema su cui ci stiamo confrontando presenta delle forti preoccupazioni, sulle quali personalmente ho iniziato a dare i primi segnali d’allarme oltre due anni fa. Senza le dovute attenzioni, a causa di normative europee a volte contrastanti e non rispondenti alle esigenze del nostro territorio, il rischio concreto è che i laghi siano per tutto il periodo estivo vuoti per rispondere al deflusso minimo ecologico. In base alle normative europee il vecchio deflusso minimo vitale dei fiumi e torrenti viene infatti sostituito dal deflusso ecologico. Come ho avuto modo di ribadire questa mattina in seconda commissione in occasione delle audizioni su questa tematica, in base alla simulazioni e sperimentazioni in corso, esistono impatti che potrebbero essere devastanti in caso di applicazione della norma in maniera rigida. Un deficit rilevante nella produzione energetica da fonte rinnovabile con consistente riduzione dei canoni idrici introitati dalla Provincia di Belluno; effetti deleteri sulle comunità biologiche lacustri a causa dello svuotamento; carenza di riserva idrica a fini irrigui e grave danno economico per il comparto del turismo”. A lanciare l’allarme l’assessore all’Ambiente Gianpaolo Bottacin, che oggi sul tema è intervenuto in Commissione consiliare.
“Purtroppo, come spesso accade, si tratta dell’ennesima normativa europea che, nella supposizione di difenderlo, non solo mette in croce l’ambiente ma anche tutto ciò che vi è intorno ed è fondamentale per la sopravvivenza dei territori. Perché quello che apparentemente è solo il nome nuovo a un processo, in realtà imporrà di aumentare sensibilmente le portate dei corsi d’acqua. E questo, anche se potrebbe sembrare una cosa sensata soprattutto per preservare fauna e flora dei fiumi, avrà come prima conseguenza quella di mettere in croce i laghi di montagna, uccidendo quindi l’habitat lacustre”.
“L’acqua infatti non è infinita – dettaglia Bottacin – e aumentare la portata dei fiumi, soprattutto nei periodi in cui sono assenti le piogge, vuole dire evidentemente calare i livelli dei laghi a monte. Le simulazioni che come Regione abbiamo fatto, e che sono in linea anche con gli studi di altri enti, evidenziano che per la maggior parte del tempo, ancora e molto più di prima, l’acqua dei laghi non sarebbe garantita nemmeno in estate, mettendo in pesante crisi ad esempio il settore turistico”.
“Ma non solo – rincara l’assessore – se manca acqua nei laghi, un’altra immediata conseguenza sarebbe la mancanza anche di quella necessaria per l’irrigazione, con evidenti danni al settore primario che in Veneto, come in tanti altri territori, ha ancora un notevole peso specifico. Non da ultimo, effetti sfavorevoli potrebbero esserci pure per la sicurezza dei territori e dei cittadini, visto che la regolazione dei livelli dei laghi è utilizzata anche per laminare le piene”.
“Non va inoltre trascurato il tema dei cambiamenti climatici, ultimamente tanto citati nelle discussioni – prosegue Bottacin -, ma che non sembrano essere stati tenuti nel dovuto conto nel gestire questa partita, che infatti non considera nell’applicazione di tale deflusso ecologico le annate caratterizzate da elevate temperature e la conseguente scarsità d’acqua. E non possiamo nemmeno dimenticare che nei periodi di siccità, come sarebbe previsto dalle normative statali attualmente in vigore e a cui la direttiva europea sembra contrapporsi, l’utilizzo dell’acqua deve essere garantito innanzitutto per il consumo umano e poi prioritariamente per quello agricolo”.
“Un’altro limite di questa direttiva si evidenzia nella sua contrapposizione con altre norme comunitarie e anche statali, che di fatto incentivano la produzione di energia da fonti rinnovabili tra cui quella da fonte idraulica, produzione che applicando invece il deflusso ecologico sarebbe di fatto disincentivata”.
“Un tema importante dunque, che coinvolge non solo il Piave ma anche il resto dei corsi d’acqua del territorio veneto – conclude l’assessore – e che va affrontato con tutte le cautele del caso per evitare di mettere in ginocchio, oltre al resto, anche interi settori produttivi e sociali del paese. Proprio per questo continueremo le simulazioni e le sperimentazioni inteloquendo con l’autorità di bacino al fine di definire un percorso che porti a una deroga nell’applicazione rigida della norma. Norma che appunto consente deroghe in considerazione dell’impatto socio economico.”